Diciotto anni di carcere per l’orribile massacro della ex moglie
Diciotto anni di carcere per l’orrbile massacro della ex moglie.
Il pm Claudio Curreli ne aveva chiesto trenta per omicidio premeditato. Grande delusione per i familiari di Beatrice Ballerini.
MASSACRÒ l’ex moglie a calci e pugni e poi la strangolo con un braccio. Inscenò una rapina e poi fuggì, dopo aver preso i soldi che lei aveva nel borsellino. Andò a prendere i bimbi a scuola e rimase con loro fino all’ora di cena, fingendo stupore quando li riportò a casa dei suoceri, perchè non avevano avuto più notizie di Beatrice.
Alle 13.20 di ieri, il giudice per le udienze preliminari Alessandro Buzzegoli ha condannato Massimo Parlanti, 44 anni,ex imprenditore di Montecatini, a diciotto anni di reclusione per omicidio aggravato, esclusa la premeditazione. Il processo si è celebrato con rito abbreviato.
La differenza tra i diciotto anni inflitti e i trenta che il pubblico ministero Gaudio Curreli aveva chiesto, una settimanafa, è stata proprio in questa esclusione. Un omicidio d’impeto quindi, feroce, ma non premeditato. Il computo della pena, 27 anni di base, con la riduzione di un terzo, ha portato ai 18 anni di condanna.
Ma per i familiari di Beatrice BaIlerini, uccisa, a 42 anni, dall’ex marito nella ex casa familiare, alla Nievole, undici mesi fa, la delusione è stata cocente. I loro avvocati, Filippo Viggiano e Beatrice Bonini del foro fiorentino, li avevano preparati alla possibilità che la premeditazione non venisse riconosciuta e che quindi la pena scivolasse verso i vent’anni, ma non si è mai abbastanza preparati quando la vita di una famiglia, in poche ore, subisce l’orrore e niente, niente, sarà mai più come prima. Il pubblico ministero Curreli, che diresse le indagini dei carabinieri su questa tragedia, aveva inchiodato Parlanti alle sue responsabilità in pochissimo tempo. Quattro giorni dopo il delitto l’uomo si consegnò e confessò.
Ma la pubblica accusa aveva intravisto, fin da subito, l’ombra della premeditazione Parlanti, secondo il pm, aveva insistito perché l’incontro con Beatrice, avvenisse quel giorno e a quell’ora. La ex moglie doveva riconsegnargli alcuni oggetti. Si andava oltre l’impeto, secondo l’accusa, perchè la tragedia si era computa in più momenti e dopo la selvaggia aggressione Parlanti aveva pianificato con freddezza e lucidità tutto il resto. Compreso, secondo il pm, un rapidissimo cambio d’abito perchè non si vedessero le tracce di sangue. In tuta da ginnastica
ando a prendere i bambini a scuola, a Campi Bisenzio. Aveva graffi sul volto, i segni della disperata difesa di Beatrice, ma istruì i suoi stessi figli perché raccontassero che se li era fatti giocando con loro. Li riportò dai nonni, a sera, mostrando costernazione sul fatto che non avessero più avuto notizie di Beatrice. Sapevano del loro incontro. E tornò, con loro, nella casa del delitto.
I difensori di Parlanti, gli avvocati fiorentini Enrico Zurli e Luca Bisori, nelle loro arringhe avevano evidenziato che quell’incontro non era rimasto un segreto, che Beatrice e Parlanti si vedevano regolarmente da soli e che lei non aveva paura. Non ne dimostro nemmeno quel giorno. Uscì dal suo ufficio in banca, a Prato, salutando serenamente i suoi colleghi. Quella sera stessa si sarebbero ritrovati tutti al ristorante, per la cena degli auguri di Natale.
Era forte Beatrice, una donna solida e solare. Se anche aveva paura se l’è tenuta per se, come tutte le donne che devono proteggere chi amano.
– Non c’è niente di peggio che essere prede e non saperlo – è stato il lancinante commento di una delle sue amiche che ha aspettato, insieme agli altri amici di Beatrice, e con la stessa straziante compostezza dei familiari, una decisione dalla quale si aspettavano un po’ più di sollievo.
Il fratello: «Contavamo su una condanna più pesante»
«C’È POCO da dire». E’ il commento di chi ha sofferto le pene dell’inferno per undici mesi, ha eccoli, con cuore aperto la richiesta del massimo della pena, in abbreviato, e si ritrova a fare i conti con una sentenza per certi aspetti inattesa. – Contavamo — ha detto ieri Lorenzo Ballerini, fratello di Beatrice — su una sentenza più pesante. Ma si impara sempre qualcosa. Spero che impari anche chi ammazza. Ora noi — e il chiaro riferimento e a quei due bambini da crescere, rimasti in poche ore senza mamma e senza babbo — bisogna pensare al resto. Ad ammazzare ci ha pensato lui. E poi, magari, un domani, vorrà anche il frutto del nostro lavoro tanto, lui, il suo problema l’ha risolto -. Il dolore e l’amarezza di Lorenzo sono quelli di tutta la sua famiglia. Del babbo e della mamma di Beatrice (la signora Vanna ieri non ce l’ha fatta ad essere presente), di Tiziana, moglie di Lorenzo, e degli zii. Hanno un’impresa immensa da compiere e lo faranno, con tanto amore. Lorenzo, attraverso il suo blog (Cicecice.blogspot.com), continuerà a parlare di lei: «Per lei, per i suoi bambini, per tutti gli altri e per tutte le altre donne che non sanno quanto sia vicino questo perìcolo. Come e successo a noi: persone normalissime travolte dall’inimmaginabile. Femminicidio: parola strana, ma eloquente, che nasconde un mondo occulto e subdolo, di personaggi bestiali, doppi e perversi, vuoti dentro».
Risarcimento immediato per i bambini e l’interdizione
«E’ ANDATA cosi», è il commento, brevissimo e amaro, dell’avvocato di parte civile Filippo Viggiano. Il giudice ha condannato Parlanti a 18 anni di reclusione con interdizione perpetua dai pubblici uffici e ha riconosciuto ai familiari la provvisionale (risarcimento immediato): 600mila euro per i bimbi, centomila euro per i genitori, settantamiia euro per il fratello, in attesa della definizione in sede civile.
Le possibilità di appellarti contro questa sentenza, e chiedere quindi che venga riconosciuta l’aggravante della premeditazione, sono da valutare. L’ipotesi di appello, per la parte civile, riguarderebbe soltanto gli effetti civili, come ci ha spiegato Viggiano: «Non possiamo intervenire sulla pena». Il pubblico ministero Curreli valuterà la possibilità di un ricorso, se questo sarà consentito dalla normativa, quando il giudice Buzzegoli renderà note le motivazioni della sentenza.
di Lucia Agati