Quelle violenze subite sotto gli occhi dei figli

Quelle violenze subite sotto gli occhi dei figli

 

QUASI duemila donne in Toscana, che tra il 1° luglio 2010 e il 30 giugno 2011 hanno subito violenze. Dallo stalking, alla violenza psicologica, dagli abusi sessuali alle botte. Spesso, tutto insieme. Come rivelano le 1.882 denunce piovute nei 12 centri antiviolenza della Toscana in cui il 63,5% delle donne racconta che alla violenza hanno assistito i figli, uno o più bambini, di cui 1.429 minori. Che hanno visto padri, parenti, amici, conoscenti, colleghi di lavoro (solo il 3% sono estranei) usare violenza contro la loro mamma. E’ la novità mai censita prima che viene rivelata dall’indagine fatta da Daniela Bagattini e Valentina Pedani per l’assessorato toscano alle politiche sociali di Salvatore Allocca che verrà resa nota domani 25 novembre, la giornata mondiale contro la violenza sulle donne.

Nei figli riescono a convincere con la loro stessa es istenza, padri, parenti o amici a non uccidere la loro mamma. Perché l’altra notizia che sarà portata domani all’incontro con le scuole organizzato dalla consigliera regionale Daniela Lastri, è chese deve essere violenza che lo sia fino in fondo. Il femminicidio cresce di una decina di donne l’anno che vengono sempre più spesso, in ragione di una ogni due giorni e mezzo, uccise da mariti, partner, fidanzati, sopraitutto ex, e conoscenti in generale. Omicidi al femminile aumentati del 26% negli ultimi cinque anni, 127 donne uccise nel 2010 contro le 115 del 2009. Solo il 5% per mano sconosciuta. «E poi ci dicono di temere la strada e gli stranieri, sono donne italiane uccise da italiani cui hanno aperto la porta. In maggioranza donne del nord Italia, donne più indipendenti che sembrano rompere lo schema classico», dice l’avvocato Cinzia Veruzzi del centro antiviolenza di Bologna che domani presenterà la sua indagine a Firenze, fatta pazientemente sulla base degli articoli di giornale. «Mentre negli altri paesi europei le istituzioni hanno messo su osservatori sugli omicidi di genere, in Italia non si raccolgono dati differenziati», denuncia Veruzzi. Tanto è vero, spiega Nicoletta Livi Bacci di Artemisia (il centro antiviolenza di Firenze) l’Italia è stata ammonita dall’Onu che chiede di fermare lo sterminio. «Perché sono delitti annunciati, preparati da lunghi periodi di stalking. Altro che raptus o gelosia come si scusa sempre», aggiunge Veruzzi.

Per il resto della violenza, il rapporto toscano rivela che la maggioranza non sporge denuncia in questura perché la violenza è in famiglia, lo fa di più se ci sono i figli che assistono. Stefania Zurli di Artemisia parla, sulla base dei dati di Tosca, il coordinamento dei centri antiviolenza toscani, di un aumento dell’I 1% delle richieste di aiuto nei primi 10 mesi del 2011 rispetto agli stessi mesi del2010, ma di 30 donne in meno che hanno approfittato delle case rifugio. «Perché – spiega Livi Bacci – si deve restare nascoste almeno 3 mesi e di questi tempi è sempre più diffìcile rischiare il posto di lavoro. Le donne hanno maggiore consapevolezza ma minore possibilità di uscire dalla spirale».

Mancano casa, lavoro, servizi per i figli. La violenza va a braccetto con la crisi. «Il ricatto del posto di lavoro si fa sempre più forte e i datori ne approfittano. Le donne lo perdono sediamo dino. Non denunciano mai, semmai lo confidano al sindacato», racconta la responsabile donne della Cgil toscana, Anna Maria Romano. Aggiunge che il problema diventa esplosivo soprattutto per le straniere ricattate dal datore di lavoro con la carta del permesso di soggiorno di cui hanno assolutamente bisogno.

 

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