In migliaia per Fabiana

In migliaia per Fabiana

 

La mamma telefona a quella dell’omicida

Corigliano Calabro invasa da giovani, striscioni e fiori

Il ministro Josefa Idem incontra i genitori della sedicenne

Occhi lucidi nascosti dietro gli occhiali da sole, volti rigati dalle lacrime. In migliaia hanno voluto dare l’ultimo saluto a Fabiana, la sedicenne accoltellata e bruciata viva dal fidanzato. Ieri a Corigliano Calabro, «chiusa» per il lutto cittadino, è stato il giorno del dolore collettivo. Più di 5.000 persone, in prevalenza giovani, hanno partecipato al funerale della ragazza celebrato col rito dei testimoni di Geova. E nelle stesse ore in cui, nel comune della fascia ionica cosentina, familiari e amici davano l’ultimo saluto a Fabiana, a 160 chilometri di distanza, il gip del tribunale dei minori di Catanzaro convalidava il fermo del ragazzo, emettendo nei suoi confronti l’ordinanza di custodia cautelare nell’istituto minorile per omicidio volontario aggravato. Udienza nel corso della quale i difensori del giovane hanno prodotto la documentazione che attesta il buon rendimento del ragazzo negli studi, che vorrebbe proseguire anche adesso che è ristretto in istituto. E chissà se, in quelle ore, il giovane ha pensato alla fidanzata e a quanto stava accadendo a Corigliano. Per tutto il giorno è proseguito il via vai di amici e conoscenti a casa dei genitori di Fabiana, Mario e Rosa, mentre una «vela» con due foto della ragazza campeggiava davanti casa. Numerosi i teli bianchi appesi fuori dal palazzo con scritte affettuose; «resterai sempre nei nostri cuori», «riposa in pace piccolo angelo». Anche il ministro delle Pari opportunità Josefa Idem ha voluto incontrare, in forma privata, i genitori, per manifestare loro il cordoglio suo personale e del governo. «Sento di dover chiedere perdono a lei e a tutte le donne, uccise per mano di chi abusa della parola amore», ha detto la Idem prima dell’incontro. La giornata è stata caratterizzata anche da una telefonata, carica di tensione, fatta dalla mamma di Fabiana a quella del ragazzo omicida per capire il perchè di quello che e successo. Ma è stato soprattutto il dolore il sentimento dominante. Quando il feretro bianco, coperto da rose dello stesso colore, nel primo pomeriggio, è uscito da casa per andare verso il palazzetto dello sport, teatro delle esequie, gli amici hanno voluto portarlo a braccio, almeno per alcune centinaia di metri, seguiti da una folla immensa. Quindi l’arrivo al palazzotto a bordo di un carro funebre sconato dai carabinieri. Ad accogliere Fabiana centinaia di ragazzi con in mano palloncini bianchi che sono stati liberati in cielo, insieme ad altri a forma di lettera, a comporre il nome della ragazza. Dentro, ad aspettare, migliaia di persone, alcune venute anche da altre regioni. La bara è stata collocata al centro del campo di gioco. In prima fila i genitori e le tre sorelle di Fabiana, stretti in un composto dolore. La mamma non ha lasciato un attimo la fotografia incorniciata della figlia, che ha stretto tra le braccia per tutto il pomeriggio. E quella è stata runica immagine di Fabiana nel palazzetto, dove ogni altra foto è stata vietata in ossequio alle usanze dei testimoni di Geova. «Fabiana amava la vita – ha detto nella sua orazione funebre il ministro dei testimoni di Geova Salvatore Chiappetta – la sua famiglia e i tanti amici tra i testimoni di Geova ed in altri contesti. Non ci sono parole per spiegare». È stato al momento dell’uscita del feretro che tutta l’emozione accumulata in ore ed ore di tensione si è liberata in un lungo, fragoroso applauso, iniziato all’interno del palazzetto e proseguito fuori, mentre decine di colombe bianche sono state liberate in cielo.

 

APPROVATA LA CONVENZIONE DI ISTANBUL

Stop al femminicidio

sì unanime della Camera

Via libera all’unanimità alla Camera alla Convenzione di Istanbul. Ottantuno articoli per difendere le donne dalla violenza, compresa quella domestica, che tanto ha scosso l’Italia in questi ultimi anni. Si tratta del primo strumento di intervento internazionale che vedrà l’Italia, dopo il passaggio al Senato, come la quinta nazione a dare il suo consenso a questo documento dopo Turchia, Montenegro, Albania e Portogallo. Consenso bipartisan tra i partiti al primo ok. È scattato anche il plauso del premier Enrico Letta, che parla di una «bella notizia», e del presidente della Camera, Laura Boldrini («è un segnale importante», dice). Perché diventi operativa dovrà essere ratificata da almeno 10 Stati di cui 8 componenti del Consiglio d’Europa.

La Convenzione elenca in dettaglio tutti i campi di intervento sottolineando che gli Stati dovranno adottare tutte le misure legislative e di altro tipo per esercitare la «debita diligenza nel prevenire, indagare, punire i responsabili e risarcire le vittimedi atti di violenza». La convenzione sollecita l’adozione di «politiche sensibili al genere» e spiega che la sua validità si applica «a tutte le forme di violenza contro le donne, compresala violenza domestica che colpisce le donne in maniera sproporzionata». Il fine è chiaro: sanzionare «tutti gli atti di violenza fondati sul genere che provocano o sono suscettibili di provocare danni o sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica o economica, comprese le minacce di compiere tagli alti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica, sia nella vita privata». Quindi contrasto ad ogni forma di violenza, fisica e psicologica sulle donne; dallo stupro allo stalking, dai matrimoni forzati alle mutilazioni genitali e impegno a tutti i livelli sulla prevenzione, eliminando al contempo ogni forma di discriminazione e promuovendo «la concreta parità tra i sessi, rafforzando l’autonomia e l’autodeterminazione delle donne». Tra gli obiettivi elencati dal Trattalo anche quello di predispone «un quadro globale di politiche e misure di protezione e di assistenza afavore di tutte le vittime di violenza contro le donne e di violenza domestica»; di «promuovere la cooperazione internazionale»; di «sostenere e assistere le organizzazioni e autorità incaricate dell’applicazione della legge in modo che possano collaborare efficacemente». I Paesi che sottoscrivono la Convenzione «adottano le misure legislative e di altro tipo necessarie per promuovere e tutelare il diritto di tutti gli individui, e segnatamente delle donne, di vivere liberi dalla violenza, sia nella vita pubblica che privata», e «condannano ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne», adottando misure legislative e di altro tipo necessarie per prevenirla.

 

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