Nasce Liberetutte: uno sportello per chiedere aiuto
Il dramma delle violenze in famiglia
Uno sportello per chiedere aiuto
MONTECATINI — Libere tutte» contro le violenze all’interno della famiglia. Violenze spesso taciute per anni che si insinuano in ogni ceto e che sono tutt’altro che confinate alle realtà del disagio sociale o degli extracomunitari.
Prende corpo e si concretizza, con il nome appunto di «Libere tutte», il progetto, finanziato dal Cesvot, realizzato dalla Società di soccorso pubblico, che potrà dare una riposta immediata e reale alle donne, e ai loro figli, vittime di soprusi nell’ambito delle relazioni familiari. Si concretizza con una casa-rifugio, già operante da giugno, e con operatrici specializzate e formate secondo standard nazionali per questo specifico servizio rivolto a tutte le donne in difficoltà e che necessitano di un aiuto a vario titolo. Lo staff del progetto può contare su l’esperienza, ormai 4 anni, di casa-donna dove vengono accolte per un programma di reinserimento le ragazze vittime del racket della prostituzione.
«La provincia di Pistoia – spiega Giovanna Sottosanti, responsabile di questo progetto come di Casa-donna – era l’unica ad essere sprovvista di un servizio rivolto alle donne che subiscono violenze in famiglia in tutta la Toscana. L’unico aiuto esistente da un anno era lo sportello telefonico Voci del silenzio dell’associazione Synthesis di Pistoia, che ora confluisce a tutti gli effelli nell’iniziativa Libere mite. L’esperienza pistoiese proseguirà per i casi del capoluogo e della piana, il nostro punto di riferimento seguirà tutta la Valdinievole, dove il Comune di Montecatini ci ha messo a disposizione, con un contratto di locazione, una propria casa».
Che tipo di aiuto offrirà lo sportello telefonico? «Si tratta – risponde Sottosanti – di un servizio totalmente gratuito che potrà dare un supporto alle donne in difficoltà da vari punti di vista: non solo psicologico e materiale, ma anche legale. E rivolgersi al nostro sportello, con il quale si entra in contatto in un primo momento, esclusivamente per via telefonica, non vuol dire sempre uscire di casa. Nel primo mese di attività, abbiamo già avuto cinque contatti, con donne che vivono in Valdinievole, nonostante il servizio non sia stato ancora adeguatamente pubblìcizzatoequesto la dice lunga sulla necessità di avviare un’iniziativa del genere. Insomma ha già funzionato una sorta di tam tam. Non in tutti i casi è stato necessario che le donne uscissero di casa. Spesso le situazioni meno gravi possono essere risolte con un sostegno psicologico per affrontare i problemi nel modo migliore, perché la donna, spesso con figli, acquisisca una maggiore sicurezza».
Tra i casi trattati dallo sportello di «Libere tutte» quello di una moglie che da sette anni subiva violenze sessuali dal marito, alcolista, talvolta con la presenza dei figli e maltrattamenti fisici dimostrati da certificati medici. Una realtà, questa, grave che, invece, ha richiesto l’allontanamento da casa».
Il problema maggiore resta quello della vergogna: le donne attendono tanto tempo, prima di chiedere aiuto, «e questo è dimostrato da ricerche compiute a livello nazionale – dice ancora Sottosanti – dalle quali emerge che la difficoltà di elaborare, accenare e inquadrare il dramma dei maltrattamenti e delle violenze investe tutte le donne che li subiscono, anche quelle di estrazione medio-alta».
di Cristina Privitera