Nasce “Casa Donna” per ospitare chi dice no alla prostituzione

Nasce “Casa Donna” per ospitare chi dice no alla prostituzione

 

«Una possibilità reale di cambiare vita»

MONTECATINI — «Sono fiduciosa, è importarne dare una possibilità reale di cambiare vita a queste ragazze, restituire loro dignità di persone-. Giovanna Sottosanti, responsabile di “Casa donna” e del numero verde, non nasconde le difficoltà, ma ha accettato di buon grado la sfida che il Soccorso pubblico le ha offerto. -Ora ospitiamo sei ragazze, russe e nigeriane, tutte con storie pesanti alle spalle. Tra loro una diciottenne sieropositiva, mamma da pochi giorni. Il percorso di reinserimento è lungo: servono fermezza, certezze ma anche sensibilità». Il problema principale resta l’ottenimento del permesso di soggiorno. Tempi lunghi provocano difficoltà nel recupero, soprattutto per l’inserimento lavorativo. «Una circolare del ministero degli Interni – spiega Sottosanti – chiarisce che il rilascio prescinde dalla denuncia degli sfruttatori. Ma ogni questura dà interpretazioni diverse. Bisogna uniformare le procedure. Senza il permesso di soggiorno ogni recupero è inefficace».

 

Nasce “Casa Donna” per ospitare chi dice no alla prostituzione

Inaugurato il centro di accoglienza voluto da Comune, Misericordia e Soccorso pubblico. L’edificio, messo a disposizione dai padri cappuccini, potrà ricevere dieci ragazze uscite dal racket o in situazioni di grave disagio sociale.

MONTECATINI — L’obiettivo del recupero delle troppe donne ancora oggi sfruttate sulle nostre srade ha compiuto un piccolo miracolo. L’apertura di «Casa donna», destinata ad accogliere le ragazze, ma anche altre donne in gravi difficoltà, ha visto l’impegno comune di enti locali, volontariato laico e cattolico (Misericordia e Società di soccorso pubblico) e della stessa diocesi. La nuova casa è stata messa a disposizione dai padri cappuccini e risistemata grazie alle risorse di Comune, Misericordia e Soccorso pubblico (41 milioni ciascuno) oltre all’apporto fondamentale della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia (150 milioni). Un intervento che segna un grande passo avanti per la sistemazione immediata di tante ragazze che vogliono dire basta alla prostituzione: dieci i posti disponibili, di cui due per le emergenze. Aiutare le ragazze a sfuggire al racket si è rivelata una strada efficace per combattere la stessa tratta. Ora si tratta di razionalizzare interventi e risorse. Sta procedendo su questo percorso la Provincia, che metterà in rete tutti gli interventi, coordinandoli tra loro ed evitando sprechi. Lo sta facendo il volontariato che, messe da parte diversità ideologiche e volontà di primeggiare, ha aderito insieme all’iniziativa di «Casa donna». Lo hanno sottolineato sia il presidente del Soccorso pubblico, Marino Boccasso, sia della Misericordia provinciale, Aligi Bruni. Anche la Regione, presente con un proprio rappresentante a nome dell ‘assessore Angelo Passaleva, ieri nella sede del pronto soccorso di via Manin per la presentazione di «Casa donna», si è detta pronta a fare la propria parte, sia per il reperimento di risorse, sia per creare collegamenti tra i vari centri di accoglienza in Toscana, in modo da poter ospitare le ragazze in località diverse da quelle di origine, per motivi di protezione e sicurezza. Un altro obiettivo regionale è chiedere, attraverso un protocollo d’intesa, a prefetture e questure di uniformare l’interpretazione della legge sull’immigrazione, per il rilascio dei permessi di soggiorno alle ex prostitute. Oggi i comportamenti sono diversi da zona a zona. Resta anche il problema – lo ha sottolinealo ti sindaco Ettore Severi – della mancanza in Toscana di un centro di permanenza per i clandestini.

 

di Cristina Privitera

 

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