Il fenomeno-russe sbarca sulla Rai

Il fenomeno-russe sbarca sulla Rai

 

E il fenomeno-russe sbarca sulla Rai

Le risposte delle dirette interessate all’inviato di «Un mondo a colori»

Montecatini. Ci risiamo. Rieccoci con le telecamere puntate sulle ragazze dell’est: bielorusse, moldave, polacche, uzbeke, ucraine… universalmente russe. Ragazze riprese da Raidue per la trasmissione «Un mondo a colori». Donne che lavorano di notte nei club, ormai marchiate a fuoco come «rovinafamiglie di professione». Ma anche donne sposate felicemente con i purosangue Italiani, laureate, che a Montecatini vivono da anni, gestiscono attività commerciali, che non vogliono sentirsi ospiti indesiderate. La città racconta e si racconta. Un pò stanca e annoiata delle tante chiacchiere.

E spesso indispettita dal ritratto di un paesone di ventimila abitanti già andato in onda, più nel male che nel bene, su altre reti televisive.

La troup Rai. Passo dopo passo abbiamo seguito il collega Riccardo Jacopino nel suo lavoro in giro per Montecatini (il servizio dovrebbe andare in onda la prossima settimana) ma a telecamere spente il nostro taccuino si è aperto di nuovo. Le russe non si nascondono: prima dei corpi slanciati, dei capelli biondissimi che scendono sugli abiti firmati, vedi il montecatinese che si blocca per strada e lancia un’occhiata alle bellezze straniere. Poi qualcuno finisce a tirar l’alba con le sventole che poche ore prime non lo degnavano nemmeno di uno sguardo. Champagne e via così, una bevuta tira l’altra e lo stipendio si alleggerisce. E se ci scappa II tintinnino fresco di gioielleria o le chiavi di un appartamento?

Tovarish, addio. «Mica ci va un bambino di quattro anni al night, questi qui si rovinano da soli». «Poveri bischeri». «Perché dare la colpa alle ballerine, fanno solo il loro lavoro». «Se ‘un ci fossero le russe a portare un pò di soldi a Montecatini…». I colpevolisti, quelli che sul rogo di piazza ci manderebbero le ballerine, le entraineause, che le responsabilità sono pronti a scaricarle sulla Circe di turno, forse rappresentano soltanto la parte lesa, quei «poveri bischeri» che la gente tende ad ammonire e condannare. I commenti registrati in città non assolvono il cliente, anzi. Come dire? Se non sei furbo, ben ti sta. Da una parte le ballerine, grandi interpreti della materia che secondo qualcuno mescolano la bellezza con la psicanalisi per intrattenere e allungare la compagnia a ritmo di bevute. Dall’altra i mariti in trasferta, consapevoli e soddisfatti, ma non rimborsati.

Russia-ltalia: 1-0. O un bel pareggio, visto che con le russe gira meglio e di più l’economia cittadina, ragazze che spendono e fanno spendere. Nel giro di 3-4 anni è lievitato il numero di agenzie immobiliari, parrucchieri e estetiste. Tutti a corteggiarle. Poi entri in un negozio e loro sono lì a tirar giù le maglie da uno scaffale, a servirti il cappuccino la mattina dentro al bar, che ti accompagnano la signora di 80 anni a fare la spesa. Sono le ragazze dell’est arrivate in città perché qui hanno trovato l’amore della vita, un lavoro, una dimensione. Donne che con i night non hanno niente da spartire e rivendicano la dignità rubata da chi «fa di tutta l’erba un fascio». Sentirsi sotto tiro e bruciate sul rogo della stampa e della tv non è stata cosa molto gradita. Ci sono russe e russe, che non significa russe buone e russe cattive. Anche quando ci sono in ballo i mariti cornuti e le mogli inviperite. Una ragazza si chiede: «E se al night lavorassero solo italiane, il risultato non sarebbe lo stesso?». Amen.

 

Benzinaie e badanti si confessano

Non solo ballerine tra il folto gruppo di ragazze immigrate

Montecatini. «Ma quando finirà questa storia, quando smetterete di parlare di noi?». Natalia Tretiacova, trent’anni, dietro il banco del «Giardino del re». Solo prodotti russi nel suo shop di via Tripoli. Natalia non balla, può dare solo qualche consiglio sulla scelta del caviale.

Oppure affettare salumi tipici del suo paese, ordinare libri e film in vhs o dvd per i compatrioti di Montecatini. Ma non balla nei club della notte. Segue un corso di marketing termale e lavoro sodo, sette giorni su sette. Come la socia in affari, Liudmila Dvoretska, 43 anni, da dieci in Italia, nel business della pelletteria a San Benedettodel Tronto fino al 2001, quando ha preferito la città toscana. «Hai visto quella bella ragazza bionda che è appena uscita? Non lavora al night, fa la benzinaia e aspetta di iniziare la stagione all’Abetone». Poche parole per far capire che ognuna ha una sua storia, una vita spesso lontana dall’ immaginario collettivo. «Tante ragazze arrivano qui con grande difficoltà – racconta Liudmila – da noi non vengono solo per fare spesa, chiedono aiuto per cercare lavoro, spesso anche un appoggio psicologico e assistenza per i documenti di soggiorno». Con Natalia ha quasi finito la stesura definitiva dello statuto di un’associazione culturale che getta un ponte tra l’Italia e la Russia. A loro non è andato giù il caso russe uguale ballerine e prostitute. «Non bisogna parlare di noi solo come entraineuse o degli albanesi solo come delinquenti – raccontano insieme a una cliente (casalinga ma laureata in economia e commercio) – è vero che alcune lavorano nei night, ma è un lavoro anche quello».

Giovanni e Irina. «E’ una polemica inutile, le ballerine ci sono sempre state, perchè se ne deve parlare così tanto solo adesso?». Giovanni Ciofaro ha 44 anni, sua moglie Irina Savari 33. Si sono conosciuti a Mosca durante un viaggio d’affari: lui esporta ceramiche artistiche siciliane in Russia. Ora vivono a Montecatini, sono sposati da quattro anni. «Le ballerine fanno solo intrattenimento, hanno un contratto preciso con il gestore del locale o con un’agenzia – spiega Giovanni – non creano certamente iI dissesto familiare, non sono la causa che rompe il matrimionio, c’è qualcosa che non va alla radice. E poi, diciamoci la verità, se stai bene con tua moglie al night non ci metti piede». Che sia stato soltanto un gran polverone lo credono in tanti, gente a cui non interessa «schierarsi con o contro le russe, anche se il problema non rimane indifferente a nessuno.

Erika a Natashia. Stavano guardando la vetrina di «Arimo» in corso Matteotti. Vinta la diffidenza, si presentano: una badarte e una ballerina. Erika, dal venerdì alla domenica, si occupa di un’anziana di Pescia, di notte serve ai tavoli di un ristorante a Pistoia «In Ucraina ho studiato… come si dice? Legge. Ma non posso lavorare qui, insomma fare avvocato. Allora mia amica che tornava in Uzbekistan ha lasciato suo lavoro. Mi trovo bene, ma non è giusto quello che si dice alla televisione. Non è vero. Se qualche uomo ha perso soldi al night non è colpa di chi lavora lì». Lì dove gli uomini vanno oltre le loro possibilità economiche, forse inseguendo un amore che non sboccerà mai. «Può succedere che qualche ragazza prenda appuntamenti fuori dal locale – ci dice Natashia, il club ha un nome ma per lei è segreto, io prendo 60 euro a sera, mi basta così, ma altre artiste hanno “amici” anche dopo lavoro. Nessuno lo impedisce e mie amiche non costringono gli uomini, sono loro che fanno di tutto per avere una storia». (m.per.)

 

INTERNET: proteste nel forum

Montecatini. C’è una sezione dedicata interamente alla nostra città sul sito «russiavista.sitiasp.it». Una cartella denominata Maurizio Costanzo Show. «Avete visto il servizio trasmesso venerdì 17/10 sulle russe che avrebbero invaso la tranquilla Montecatini? Come al solito hanno generalizzato definendo le prostitute dell’Est europa come russe. Non si è parlato altro che di belle o giovani russe che starebbero rovinando le famiglie e gli uomini di Montecatini». L’autore del messaggio che apre il forum Russia/Italia è Garbuska «Sono convinto che se ci saranno i presupposti, sarà direttamente l’ambasciatore N.Spassky a chiedere spiegazioni», replica il webmaster. Anche in rete si discute, con un certo rammarico, del caso Montecatini città delle russe anziché delle terme. Dalla tv a  internet dove i confini si annullano e si estendono fuori Toscana. Commenti duri, come quello di CICC-Y2K: «…mi sto accorgendo che in realtà il popolo da temere siamo noi e non loro! Spesso mi sono vergognato di essere italiano…». E poi Kotia: «Sono fidanzato da otto mesi con una splendida ragazza di Mosca che lavora In Italia come assistente domiciliare. II Sig. Costanzo è mai stato in Russia? Ne conosce la cultura, la tradizione, la storia… Che si documenti! Fa specie che il dito sia puntalo su tutte le persone che in Italia fanno lavori umilianti e sottopagatl… ecco, secondo Costanzo sono tutte prostitute. Non credo che in Italia arrivino solo prostitute… certo anche quelle, ma quante italiane fanno li mestiere, però sono italiane e non rovinano le famiglie… no, loro no!». Basta un clic, date un’occhiata. 

 

IL LAVORO DELL’ASSOCIAZIONE ZOE’

Lo psicologo che dà una nuova identità alle ex prostitute

Montecatini. Un’intervista rapida in viale Verdi, Claudio Danzi è il responsabile dell’associazione Zoe per il reinserirnento delle ex prostitute, «il mio è un parere da psicologo – spiega – mi sembra che la situazione sia stata esagerata ed esaltata. Se un uomo frequenta questi locali notturni è chiaro che qualcosa non va, probabilmente c’è un problema preesistente in casa. Non sono le russe a far esplodere la tranquillità familiare». L’attualità locale, che è riuscita a ritagliarsi un posticino anche nelle cronache nazionali, continua a parlare e scrivere soltanto di uomini beffati.

«Ma non dimentichiamoci che anche le ragazze straniere vengono prese in giro dagli italiani, ricorda e sottolinea Danzi, che prima le portano a letto, poi scappano via e tutto finisce lì». Di vite stravolte e trasformate In schiavitù Danzi ne ha viste a decine. Zoè si occupa di disagio femminile, è una casa di seconda accoglienza dove gli operatori aiutano le donne a trovare un lavoro, un appartamento, fare amicizia e inserirsi nel tessuto sociale. Un centro tenuto nascosto perché chi è assistito ha avuto il coraggio di denunciare i propri sfruttatori. Sono ex prostitute provenienti dalla strada, con un percorso diverso dalle russe che approdano negli appartamenti di Montecatini: nella maggior parte dei casi le ragazze dell’est hanno già firmato un contratto con un’agenzia internazionale. Zoe ospita giovani rapite in patria, soggiogate dalla mafia dal posto (Albania, Nigeria, ex Urss). Con il contributo della diocesi di Pescia e il sostegno della Provincia e dei Comuni, ogni anno consegna nuove identità nuove vite a chi ha già sofferto troppo. «A Montecatini si sta riducendo la visibilità ma non la prostituzione – sostiene Danzi – senza la domanda degli italiani non ci sarebbe nemmeno lo slittamento della mafia. Cè bisogno di una presa di coscienza, nei nostri programmi sono previsti anche incontri con gli studenti nelle scuole della Valdlnievole por sensibilizzarli e arginare la richiesta di prostituzione». (m.p.)

 

di Matteo Perniconi

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