Esplora il significato del termine: «Mostro il mio viso per le donne violate». Ma ha perso il lavoro

Esplora il significato del termine: «Mostro il mio viso per le donne violate». Ma ha perso il lavoro

Il racconto «Ho l’anima a pezzi, mi ha rotto il naso e ho problemi a un orecchio. Dovranno operarmi di nuovo»

FIRENZE – È uscita dall’ospedale ieri mattina. Con il naso fratturato, l’occhio sinistro tumefatto con il quale vede soltanto ombre, sorda da un orecchio. L’hanno operata già una volta, forse dovrà subire un altro intervento chirurgico e intanto ha perso il lavoro da precaria. «Ma quello che mi fa più male – spiega Jessica – non sono le ferite. È il dolore inspiegabile. Chiudo gli occhi e vedo lui che mi colpisce. Non mi ha solo rotto il naso e devastato il viso, mi ha frantumato l’anima». Jessica Rossi, 23 anni, commessa in un negozio di borse nel centro di Grosseto e giocatrice di pallavolo, racconta l’aggressione subita dall’ex fidanzato di 21 anni mentre sul telefonino continua a ricevere messaggi di solidarietà. «Sei grande Jessy», «Brava, combatti questa battaglia», «Siamo tutti con te».«Ci ho messo la faccia due volte – scherza con un sorriso amaro Jessica – quando ho cercato di parlare con un ragazzo infuriato e violento e poi quando ho deciso di pubblicare il mio viso sfigurato. Lo rifarei altre mille volte. E non per me, ma per tutte quelle donne che hanno subito la mia stessa esperienza, per le ragazze violate, picchiate, trattate come fantocci da massacrare». Giura di non essere una ragazza impulsiva, Jessica. Per il sentimento che provava verso il fidanzato, ha sopportato anche altre angherie e oggi capisce di aver sbagliato. «Mi aveva picchiato altre tre volte – racconta – schiaffi, ceffoni. Prima di Natale l’ho lasciato e lui ha continuato a tormentarmi. Poi mi ha implorato, voleva un ultimo chiarimento. E ci sono cascata».

L’indagine

C’è un’indagine e l’avvocato Alessio Scheggi, al quale la ragazza si è rivolta e ha chiesto di far pubblicare sui giornali quelle foto dello scempio subito, non esclude anche una denuncia per stalking. Jessica ha raccontato di essere stata portata dall’ex sulla strada della Giannella, vicino alla spiaggia e alla pineta di Orbetello. «Mi ha sferrato un pugno in faccia, altri colpi alla cieca, sembrava impazzito», ricorda Jessica e fa impressione guardarla negli occhi. Sono diversi da quelli della ragazza allegra che ci guardano sul suo profilo Facebook. A un tratto la «mitica centrale» di 1 metro e 78 della squadra femminile di pallavolo dei Vigili del Fuoco di Grosseto, serie D, ha un sussulto: «Ho avuto l’istinto di accendere il telefonino e registrare le sue parole. Mi urlava “ora t’ammazzo” e mi voleva portare nella pineta. Allora io ho tolto le chiavi dal quadro della sua Punto e ho aperto lo sportello per scappare. Lui mi ha bloccato, mi tirava i capelli, continuava a colpire. Poi sono arrivati due angeli». I due angeli sono giardinieri comunali. Sentono le grida della ragazza, corrono verso l’auto, bloccano l’aggressore, chiamano i carabinieri e un’ambulanza. «Il primo ricovero è a Orbetello, poi mi trasferiscono a Grosseto – continua Jessica – e qui mi operano una prima volta al setto nasale fratturato. Però ho ancora problemi a un occhio e a un orecchio, dovranno operarmi di nuovo. Anche il collo ha subito conseguenze, devo portare il tutore».

Il lavoro

La prognosi è di un mese, forse ne serviranno due. «E così ha perso anche il lavoro – spiega l’avvocato Scheggi – perché la mia assistita è una precaria a chiamata e dunque senza un periodo di malattia». Jessica ha appena ricevuto un messaggio dal suo aggressore. L’ha girato all’avvocato senza leggerlo. «Mi dispiace per tutto, sai che non avrei voluto farti male», c’è scritto. E le parole sembrano un altro pugno in faccia. Lei dice di averne in memoria altre centinaia di messaggi, bellissimi, luminosi straordinari: «Mi stanno scrivendo da tutt’Italia, mi danno coraggio. Quello più bello è di un ragazzo. Mi ha detto di essersi vergognato d’essere un uomo, di aver pianto nel leggere la mia storia e nel vedere il mio volto sfigurato. Lo ringrazio tanto».

di Marco Gasparetti

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