Donna sotto protezione presenta denuncia «Minacciata alla struttura di accoglienza»

Donna sotto protezione presenta denuncia «Minacciata alla struttura di accoglienza»

MINACCE e pressioni da pane di soggetti interni della struttura d’accoglienza verso una donna sotto protezione. E’ in sostanza quanto emerge dalla denuncia che una giovane madre ha voluto presentare ai carabinieri di una delle principali stazioni della Valdinievole in seguito a una brutta e complessa situazione, vissuta in prima persona in uno dei cenni per il sostegno a donne maltrattate della provincia. Tutto al momento è in mano al legale della signora, che ha deciso di denunciare tutto quanto accaduto e quanto accadeva all’interno della struttura dove veniva ospitata. Al momento è stata trasferita in un dormitorio, sempre della provincia, dove tuttavia le sue condizioni di invalidità non le permettono una vita regolare e soprattutto, di superare i problemi che l’hanno portata ad essere messa sotto custodia.

«SONO FINITA al centro per donne maltrattate in seguito a un ricovero all’ospedale dopo le ennesime percosse da parte di mio marito – racconta la donna visibilmente turbata – e in pochi mesi all’interno della struttura non ho visto andare a buon fine alcun progetto per le donne assistite. Le condizioni non erano delle migliori sia per la spesa, che avveniva due volte a settimana, sia per altre questioni pratiche di vita quotidiana. Avevo stretto amicizia così con un assistente del centro che si trovava lì come collaboratore in seguito a una terapia di recupero. Ma era contro il regolamento e questo mi ha procurato dei guai».

SECONDO LA DONNA infatti le operatrici e la direzione del Centro l’avrebbero allontanata perchè si sarebbe rifiutata di firmare una dichiarazione che riguardava anche il collaboratore, minacciandola – a suo dire – di redigere una relazione negativa su di lei e mettendo in pericolo dunque il ricongiungimento con i figli. «Volevano che redigessi una dichiarazione – continua la donna – dove dovevo spiegare che il collaboratore in questione mi aveva manovrata mentalmente al fine di ottenere favori sessuali da me. Continuarono a spiegarmi che durante un nostro incontro un operatore aveva sentito parlare questo collaboratore ad alta voce ritenendolo un soggetto violento che non faceva per me e che se non avessi fatto questa dichiarazione sarei passata come una mamma che pensava a non a riallacciare il rapporto con i figli». E’ stato così che la donna nei giorni scorsi si è rivolta a un avvocato e pochi giorni dopo è stata così allontanata dalla struttura per essere messa in un dormitorio pubblico, «dove vi sono persone con forti dipendenze – dice – cosa di cui io non ho mai sofferto e dove le mie condizioni di salute peggiorano di giorno in giorno. Non ho più casa, né denaro, né alcuno che mi creda e non so più cosa fare».

 

Arianna Fisicaro

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