Vittime di violenze: ora c’è la legge

Vittime di violenze: ora c’è la legge

 

«Libere tutte» opera in provincia dal 2004: «Riconoscimento a lungo atteso»

CENTODICIOTTO donne ascoltate, trenta di queste accolte insieme a trentasette bambini: l’impegno del centro antiviolenza «Libere tutte» espressione dell’associazione «365giornialfemminile», punto di riferimento per tutta la Provincia con base in Valdinievole dove è nato nel 2004, viene premiato con il riconoscimento dato dalla legge regionale approvata pochi giorni fa da tutti i consiglieri, appositamente dedicata alle norme contro la violenza di genere.

Per sancire questo momento importante – la Toscana è l’ottava regione in Italia che si dà una legge sulle violenze che colpiscono soprattutto tra le mura domestiche donne e bambini – le operatrici di «Libere tutte» hanno promosso ieri un incontro insieme a due delle consigliere regionali che hanno portato avanti la battaglia per l’approvazione del testo: Anna Maria Celesti (Forza Italia) e Daniela Belliti (Ds ora Pd).

«La legge – spiega Giovanna Sottosanti, presidente e motore da sempre del centro antiviolenza – il cui percorso ha visto coinvolti tutti i centri che operano in Toscana, tra i quali il nostro, ci dà il riconoscimento che da tempo chiedevamo. La rete della quale facciamo parte, alla quale aderiscono realtà simili alla nostra su tutto il territorio nazionale, opera secondo modalità ben definite e con personale debitamente formato. Forniamo uno sportello telefonico al quale la donna può rivolgersi in forma anonima. L’operatrice segue un protocollo di domande per stabilire la gravità del caso e l’eventuale urgenza di intervento. In base ai bisogni espressi, chi ha chiamato accede a un colloquio diretto per poi attivare le necessarie consulenze, legali o psicologiche. In casi di emergenza è prevista l’accoglienza nella nostra casa rifugio e in altre case segrete sparse in provincia, attivando la polizia che più volte ha raccolto la denuncia proprio da noi».

L’arrivo della legge regionale ora potrà consentire al centro di operare con più serenità, grazie proprio al riconoscimento istituzionale.

UNA LEGGE non solo dal forte valore formale, ma anche pratico. «I centri antiviolenza – sottolinea Celesti – operano da anni in Toscana a macchia di leopardo per l’impegno di associazioni di donne: ma spesso hanno dovuto chiudere per mancanza di risorse. Le donne accolte vengono ospitate per mesi e il percorso che devono affrontare insieme ai figli per ricrearsi le condizioni di una vita autonoma è lungo, faticoso e complicato d vari punti di vista. E’ giusto operare nella certezza di poterle accompagnare alla soluzione del loro problema. Ora la legge prevede il coinvolgimento dei Comuni e delle Asl per le loro competenze, della Provincia per la raccolta dei dati del fenomeno. Non era più sufficiente affidarsi a una rete nata spontaneamente: bisogna che il personale sia formato, non ci si può improvvisare in un ambito così complesso e delicato. Compito della Regione sarà trovare risorse nei vari capitoli di bilancio per dare dignità a questa rete di servizi».

«L’OBIETTIVO È – aggiunge Daniela Belliti – fornire un sitema di interventi ordinati, dove istituzioni e centri mettono a disposizione le loro competenze ed esperienze, superando quella frammentazione che esisteva fino a oggi. In pratica vengono individuati gli strumenti per il reperimento di fondi a sostegno delle attività dei centri e viene definito il percorso di formazione degli operatori. Tutto questo in attesa che il parlamento approvi una legge quadro in materia».

Dopo anni, dunque, le donne impegnate in politica serrano le fila, al di là delle distanze di partito, per entrare nel merito di un fenomeno allarmante. «I dati sulle vittime di violenze sono drammatici non solo a livello nazionale – prosegue Sottosanti – se si pensa che nei primi sei mesi del 2007 sono state uccise dai loro uomini ben 62 donne, ma anche nella nostra zona. La presenza dei centri deve essere conosciuta «diventare strumento di aiuto alle vittime per uscire dalla spirale della violenza subita. Violenze spesso subdole, specie nei casi di sudditanza psicologica, che emergono anche dopo vent’anni di matrimonio».

E SONO SIGNIFICATIVE le testimonianze portate dalle due consulenti legali di «Libere tutte», gli avvocati Francesca Barontini, civilista, e Chiara Mazzeo, penalista. «E’ un’esperienza umana e professionale forte e formativa – dice Barontini – che mi ha molto arricchito grazie anche alla possibilità di confrontarsi con altre colleghe che operano in altre zone, com’è successo due settimane fa. Le donne vittime sono spaesate: il nostro compito principale è fornire loro consapevolezza dei diritti. E’ il primo passo per metterle in grado di affrontare le difficoltà». «Le leggi di tutela, dal 2001, esistono non solo in ambito penale, quando si entra nel campo di violenze che costituiscono reato ma anche in quello civile – rimarca Mazzeo – ma non sempre vengono applicate. E’ necessaria una maggiore sinergia con le forze dell’ordine, con la magistratura per riuscire ad applicarle».

E un segnale che quest’attenzione esiste, è venuto ieri proprio dal magistrato: Ornella Galeotti, sostituto procuratore a Pistoia, che segue i casi delle vittime di violenze e maltrattamenti, ha voluto essere presente all’incontro promosso dal centro «Libere tutte».

 

L’IMPEGNO BIANUCCI. COMMISSIONE PARI OPPORTUNITÀ

«Convenzioni con Montecatini e Pescia»

IL CENTRO antiviolenza «Libere tutte» dà da due anni apporto con la propria casa rifugio al servizio aiuto-donna capeggiato dal Comune dì Pistoia, che riunisce anche altri Comuni della provincia. Si tratta di uno sportello di ascolto, con consulenza psicologica. Più difficile la situazione dei rapporti con gli enti locali in Valdinievole. «Il nostro centro – spiega Sottosanti – è stato inserito nel regolamento della Società della Salute. Speriamo che non rimanga una dichiarazione d’intenti». Buone prospettive le annuncia Cristiana Bianucci (Ds), presidente della commissione pari opportunità del Comune di Montecatini: «C’è la disponibilità dell’assessore ai servizi sociali, Alberto Lapenna, a sottoscrivere una convenzione operativa. Faremo opera

di stimolo anche negli altri Comuni, perché facciano altrettanto. Una risposta positiva in questo senso è già arrivata dal sindaco di Pescia».

 

di Cristina Privitera

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