Una donna su tre è vittima di violenza: 1522 il numero nazionale da chiamare per chiedere aiuto
NON SONO tanti a saperlo o a ricordarselo. Ma il 25 novembre è la Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne. E’ stala l’Assemblea dell’Onu a istituirla nel 1999, invitando i governi, le organizzazioni internazionali e le ong a organizzare ogni anno incontri ed eventi per sensibilizzare l’opinione pubblica nei confronti di questo dramma. E’ assurdo che, ancora oggi, le donne siano il capro espiatorio dell’aggressività maschile; molte volte non ci facciamo caso, come se si trattasse di un problema minore, che riguarda solo certi paesi, solo certe classi sociali. Ma non è così. Nonostante i progressi nel campo dell’uguaglianza dei diritti, il rapporto che gli uomini intrattengono con il mondo femminile è molto complesso.
SECONDO il Consiglio d’Europa, sono proprio le violenze fisiche e psicologiche che subiscono le donne una delle cause principali di mortalità femminile negli Stati membri. In Italia, secondo gli ultimi dati dell’Istat, una donna su tre, tra i 16 e i 70 anni, è stala vittima della violenza di un uomo, almeno una volta nella propria vita. Nel 63% dei casi hanno assistito anche i figli. Chi sono allora questi uomini violenti? Grazie a numerosi studi, oggi sappiamo che “l’uomo violento” non è solo un pazzo, un malato, un uomo che proviene necessariamente da un contesto sociale povero o incolto. L’uomo violento può essere di buona famiglia e avere una buona istruzione: non conta il lavoro o la posizione sociale che occupa, ma l’incapacità ad accettare l’autonomia femminile. Si tratta di uomini che diventano violenti perché hanno paura di perdere il controllo e il potere sulla donna e che percepiscono il proprio atteggiamento come “normale”- Uomini che, invece di cercare di capire cosa esattamente non funzioni nella loro vita, accusano le donne e le considerano responsabili dei loro fallimenti.
TALVOLTA fino a trasformare la vita delle donne che li circondano – madri, mogli, sorelle o figlie – in un vero incubo, distruggendone l’essere stesso. E’ proprio questo il messaggio di questa giornata: far capire che è molto difficile per una donna che subisce violenze e umiliazioni, parlare di ciò che ha vissuto o che vive quotidianamente, soprattutto se l’autore è un padre o un marito. Ci vuole tempo prima di integrare “questi pezzi di vita” in un racconto coerente. Per poterlo fare c’è bisogno di persone qualificate in grado di ascoltare veramente, senza pregiudizi e senza diffidenza. Nessuno di noi è immune dall’odio, dall’invidia o dalla volontà di dominio, ma la vera autorità non ha bisogno di usare la prevaricazione.