Senza risorse il contrasto alla violenza sulle donne

Senza risorse il contrasto alla violenza sulle donne

 

Passato da 300mila a 30mila euro il contributo per la struttura provinciale che si occupa della prevenzione e dell’assistenza delle vittime

Negli anni il numero di donne che si sono rivolte ai due centri antiviolenza della provincia si è mantenuto inalterato, ma il numero di risorse a disposizione è progressivamente calato. Drammaticamente calato. Tanto da passare da 300mila a 30mila euro, una cifra che consente di mantenere in piedi il solo sostegno psicologico.

Ma non c è solo un vuoto di risorse da colmare. La violenza alle donne riguarda tutti, ricorda Chiara Mazzeo, consigliera provinciale di parità. Una rete del territorio, che veda collaborare i servizi sociali con le forze dell’ordine, l’AsI, i sindacati, le associazioni, potrebbe aiutare ad affrontare più casi, aiutare più donne.

1127 settembre il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Elsa Fornero ha sottoscritto a Strasburgo, in nome e per conto del governa italiano, la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica.

Un passo in avanti importante, ha sottolineato la consigliera provinciale del Pd Marianna Menicacci – presidente della commissione pari opportunità – durante l’incontro: “Violenza di genere, dati del territorio e iniziative di contrasto”, che si è tenuto nella Sala Nardi di piazza San Leone.

«Utilizziamo – ha detto Menicacci – il tavolo provinciale delle politiche di genere per promuovere e divulgare questo protocollo-. Con l’obiettivo, appunto, di “fare rete” sul territorio.

L’occasione, in tempi di crisi economica e di scarse risorse, è ghiotta: «Anche perché – ricorda Mazzeo – l’Italia ha recepito la convenzione di Lanzarote del 2007, modificando alcune noi –

me sulle violenze in famiglia e introducendo la pena dell’ergastolo per i maltrattamenti tra le

mura domestiche».

Dal 2006 ad oggi il centro antiviolenza Aiuto donna di Pistoia ha preso in carico 381 casi, il centro Libere tutte di Montecatini 475 casi dal 2004, anno di inizio attività.

«Le donne immigrate che si rivolgono a noi – spiega Federica Taddei, responsabile del centro pistoiese – sono state in genere vittima di violenza fisica mentre tra le italiane, soprattutto di una certa età. prevale l’abuso psicologico. Nell’83% dei casi l’autore della violenza è il convivente o marito. Se i figli assistono la donna è più portata a denunciare. Il fenomeno è in aumento».

«Dal 2004 – spiega Giovanna Sottosanti, responsabile di Libere Tutte – abbiamo accolto 475 donne, di cui 70 nella Casa del rifugio, con 90 figli minori. Riuscivamo a dare protezione e assistenza a 5-6 vittime di abusi in un anno. Nel 2012, a causa della mancanza di risorse, non è stato possibile accoglierne nessuna».

 

di Tiziana Gori

 

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