Provincia ed associazioni unite nella lotta alla prostituzione

Provincia ed associazioni unite nella lotta alla prostituzione

 

Nuove e insidiose forme di schiavitù stanno diffondendosi con la mondializzazione: lavoro coatto, tratta di esseri umani e soprattutto schiavitù sessuale, di cui sono vittime donne e bambini.

Questa drammatica realtà riguarda anche il nostro territorio ed in maniera crescente: i Comuni di Montecatini, Agliana e Pistoia sono le zone più sensibili al fenomeno della prostituzione. Oltre alla prostituzione sulle strade, esiste un “sommerso” nelle case e nei numerosi locali notturni. Per combatterlo dal 2002 la Provincia di Pistoia ha messo in atto una serie di interventi che hanno preso il nome beneaugurante di “Primavera”. L’ultimo è il “Progetto Primavera 2006-07”, presentato nel febbraio 2006 al Ministero delle Pari Opportunità.

L’iniziativa è nata per contrastare il grave fenomeno sociale della tratta di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale. Le vittime di questo infame traffico sono perlopiù ragazze straniere, originarie dell’Europa Orientale o dall ‘Africa (Nigeria). Obiettivo del Progetto è aiutare queste ragazze ad uscire da quel mondo, per tornare ad essere persone con una dignità ed una vita propria: un’opera di reinserimento sociale. La Provincia coordina in rete le risorse presenti sul territorio, sia pubbliche (ASL, Questura, Comuni) che private (Cooperative, Associazioni di volontariato, ecc.).

I progetti “Primavera” prevedono l’istituzione di centri di accoglienza e sostegno, in cui operano volontari di varie associazioni, tutte iscritte nel Registro delle Associazioni e degli Enti. Le ragazze ospitate non vengono tenute nelle città in cui hanno presentato denuncia contro i loro sfruttatori, ma vengono mandate in località relativamente lontane, in modo da evitare. La legge di riferimento è il decreto legislativo 286/98 sull’immigrazione (Turco-Napolitano) e in particolare l’art. 18, che riguarda le disposizioni di carattere umanitario e il soggiorno per motivi di protezione sociale.

Il Progetto provinciale si divide in una primo e una seconda accoglienza. La prima accoglienza prevede innanzitutto la tutela dell’incolumità fisica delle ragazze in un’abitazione sicura, iI rilascio del permesso di soggiorno ed altre forme di assistenza, come corsi di lingua italiana per avviarle efficacemente fin dall’inizio ad un non sempre facile percorso di integrazione. La seconda accoglienza, invece, è rivolta a tipi di formazione più specifica, principalmente in ambito lavorativo, per permettere alle ragazze destinatarie di trovare un impiego, continuare gli studi o conseguire la patente di guida.

Il Progetto lavora in stretta collaborazione con le altre province che in Toscana hanno ovviato interventi di questo tipo (Pisa, Arezzo e Massa Carrara), in modo da ottimizzare le risorse e permettere una generale coordinazione.

I risultati attesi sono, oltre al raggiungimento di uno stile di vita autonomo ed equilibrato nelle ragazze prese in carico, un loro buon inserimento lavorativo e sociale ed un’efficace opera di contrasto nei riguardi del racket, con una conseguente diminuzione delle richieste di aiuto, anche grazie a percorsi capillari di educazione ed informazione.

 

Parla Daniela Pinzauti dell’ufficio politiche sociali e giovanili della Provincia di Pistoia

«Una nuova forma di schiavitù»

Qual è il progetto di cui si occupa?

Attualmente seguo il Progelto “Nuova Primavera” e nel mese di febbraio ho presentato al Ministero delle pari opportunità il progetto “Primavera 2006-07”.

Quali sono gli obiettivi del progetto?

Contrasto del fenomeno della prostituzione, accoglienza, protezione e reiaserimcnto sociale e lavorativo delle donne vittime della prostituzione. Su questo fronte la Provincia è impegnata fin dal 2002.

Quali strutture operano sul territorio per aiutare le vittime della prostituzione?

Sul territorio ci sono tre “case”, in cui operano in modo integrato la Diocesi di Pistoia, la Società di Soccorso Pubblico di Montecatini Terme e l’Associazione Zoe di Ponte Buggianese.

Quali sono i compiti di queste strutture?

Le strutture prevedono due tipi di accoglienza: la prima è rivolta a ragazze che intendono sottrarsi a situazioni di sfruttamento e maltrattamento, la seconda invece rappresenta il periodo

successivo, in cui le ragazze vengono aiutate a inserirsi nella comunità, cioè a regolarizzare la loro posizione e a trovare un lavoro ed un’abitazione.

Chi provvede al finanziamento del progetto?

Il Ministero delle Pari Opportunità per il 70%, gli Enti Locali per il 30%, infine ci sono le risorse umane del volontariato, inoltre l’Amministrazione Provinciale deve mandare al Ministero un rendiconto trimestrale e poi uno conclusivo, a fine anno, su come vengono utilizzati i finanziamenti.

Qual è la percentuale di successo?

Possiamo stimare una percentuale di successo del 92%, quindi molto positiva. Dal 2002 infatti sono state “accolte” 110 ragazze, di cui 100 hanno concluso tutto il percorso.

Capita che le ragazze, uscite dalle strutture di accoglienza, ricadano nel tunnel della prostituzione?

Non abbiamo dati certi, perché non è detto che, uscite dal percorso, le ragazze rimangono in zona, anzi, per vari motivi, si trasferiscono in altre zone d’Italia oppure all’estero.

Un suo commento come conclusione?

Siamo di fronte ad una vera e propria forma di schiavitù, fisica e psicologica, su ragazze indifese e sempre più giovani, fino a rasentare la pedofilia. La tratta di esseri umani a scopo di

sfruttamento sessuale è sempre più un affare per i racket malavitosi: dobbiamo impegnarci a combatterla.

 

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