Perchè il potere è degli uomini

Perchè il potere è degli uomini

Tante le teorie: la forza fisica dei maschi, il loro desiderio di controllare il mistero della procreazione, la debolezza femminile dovuta all’allattamento…

Ma forse, anche le donne dovrebbero imparare a non lasciarsi dominare

Provate a immaginare un mondo in cui la maggior parte dei presidenti, dei ministri, dei giudici, degli scienziati e dei direttori sono donne. A tutti i gradini della scala sociale, nessuna decisione importante potrebbe essere presa senza che un ‘boss in gonnella’ dia il via libera.

Niente panico, maschietti, né eccessivi entusiasmi, signore: non accadrà nulla di tutto questo. Non in tempi brevi. Oggi il potere rimane un affare da uomini anche se negli ultimi decenni alcune donne hanno conquistato poltrone di primo piano nel mondo della politica, dell’industria o della comunicazione.

Resta il fatto, però, che in molti Paesi del mondo la donna non gode neppure dei più elementari diritti, come questo servizio documenta.

LE DONNE SONO LA PARTE PIÙ SFRUTTATA DELL’UMANITÀ

Non c’è dubbio. L’universo femminile e più svantaggiato di quello maschile.

• In Brasile il salario di una donna è in media la metà di quello di un uomo.

• In 31 Stati dell’Africa e del l’Asia, il tasso di scolarizzazione delle ragazze è inferiore dell’80 per cento rispetto a quello dei ragazzi.

• In alcune regioni povere del mondo, quando viene a mancare il cibo, sono privilegiati i bambini mentre le bimbe muoiono di fame.

• Non passa giorno senza che centinaia di donne vengano mutilate o assassinate dal loro padre o dal loro marito, se incolpate di aver infranto i codici della tradizione.

• Nella sola città di Nuova Delhi, in India, ogni anno 700 donne vengono bruciate vive; di solito, dopo che i neo suoceri hanno intascato la loro dote.

• Neanche in Occidente la situazione è rosea: le prostitute si contano a milioni e non cessano gli stupri, la presenza delle donne al Parlamento europeo è intorno al 30,5 per cento e l’Italia è al quartultimo posto con il 19,2 per cento di presenze, solo prima della Polonia (13 per cento), di Cipro e di Malta (nessuna donna).

L’Itala è ultima per numero di donne lavoratrici

Donne (fra i 15 e i 64 anni) che lavorano:

L’obiettivo dell’Unione europea è di portare la media delle donne lavoratrici dall’attuale 56 per cento al 60 per cento entro il 2010.

Italia : 41.1%

Francia: 42.2%

Spagna: 43.7%

Germania: 58.8%

Olanda: 63.9%

Svezia: 73.5%

Norvegia: 73.7%

MA È SEMPRE STATO COSÌ?

SI’

Ci si chiede se sia mai esistita un’epoca in cui le donne avevano il potere. E ancora: quanta verità c’è nel mito delle Amazzoni. Ben poco, secondo l’antropologa Françoise Héritier, autrice di “Dissolvere la gerarchia”, edito da Raffaello Cortina. Secondo la Héritier, infatti, una società paritaria non è mai esistita.

Sarebbe, a maggior ragione, un mito anche l’epoca d’oro della donna. Certo, ancora oggi esistono società matrilineari, in cui i figli prendono il cognome della madre o ereditano beni trasmessi dal suo gruppo familiare. Ma il potere viene comunque esercitato dagli zii materni, i fratelli maschi della madre. Nessuna illusione, dunque.

Che ci si trovi in Alaska o nello Zimbabwe, dove il maschio simboleggia la forza, l’ordine e la perfezione, la femmina è, invece, considerata debole, assimilata al disordine e all’imperfezione. Un mito dell’etnia Baruya della Nuova Guinea, racconta perfino di un tempo lontano (e sottolinea, fortunatamente passato) in cui le donne erano al potere. Una vera catastrofe: tenevano l’arco al contrario e uccidevano a caso!

NO

L’antropologa Adrienne Zilhman, dell’Università della California (Usa) non è dello stesso parere. La studiosa pensa infatti che 4 milioni di anni fa, quando le prime società vivevano di caccia e raccolta, entrambi i sessi contribuivano a procacciarsi il cibo. Da questo sarebbe derivata una relazione quasi paritaria. Le cose si sarebbero guastate quando i nostri antenati diventarono agricoltori. Ma la tesi non trova totale conferma nelle attuali società di cacciatori-raccoglitori.

Se è vero, ad esempio, che presso i Pigmei africani, le donne godono di una grande autonomia, in altre tribù, come quelle degli Ona della Terra del Fuoco, vivono in semischiavitù. Nelle società agricole in cui domina la proprietà privata, poi, l’ineguaglianza tra i sessi è spesso molto forte.

ALLE ORIGINI DELLA DISCRIMINAZIONE

Nascerebbe da un complesso.

L’uomo che non può avere il totale controllo sulla riproduzione. Una donna, infatti, sa sempre di essere la madre di suo figlio (poiché lo ha portato nove mesi in grembo). Ma a meno di vivere su di un’isola deserta con la propria compagna, un uomo non può mai essere sicuro di esserne il padre. Quest’ossessione maschile di essere ingannati, questo terrore di allevare senza saperlo i figli di un altro uomo, spiegherebbe alcune pratiche molto dure nei confronti delle ragazze. Ogni anno in Africa, e non solo, circa 2 milioni di bambine e adolescenti (oltre ai 100-130 milioni di donne che già le hanno subite) subiscono una forma di mutilazione dei genitali, come l’infibulazione.

Sono state proposte diverse spiegazioni a questi atteggiamenti maschilisti.

Vediamo le più semplici.

Sono più grandi e forti.

Gli uomini dominerebbero perché sono più grandi e più forti. Ma non tutti gli uomini sono degli “armadi”, e non è sui muscoli che fanno affidamento per imporre le loro leggi. Per di più

si conoscono alcune specie di scimmie in cui i maschi sono molto più grossi delle femmine, eppure sono queste ultime a dominare.

Altra possibile spiegazione; le donne non sono “cameratesche”, e non hanno la possibilità di collaborare per difendersi. In effetti, nella maggior parte dei gruppi umani, le donne abbandonano la propria famiglia per integrarsi in quella del marito; e lì si ritrovano isolate, come estranee, senza alleati.

Eppure l’antropologa Françoise Héritier ricorda come nella storia ci siano stati numerosi casi di alleanze tra donne. Ad esempio, quelle stabilite all’interno di ordini religiosi, i cui vincoli erano forti quanto quelli degli uomini.

La gravidanza affatica

Altro argomento diffuso: la gravidanza e l’allattamento che indebolirebbero la donna, al punto di non poter partecipare ai giochi di potere. Troppo presa dai figli, non ne avrebbe il tempo. Ma la donna non è incinta né allatta 365 giorni l’anno, e neanche nell’arco di tutta la sua vita, e, in effetti, non potrebbe essere questo il cuore del problema?

Françoise Héritier ne è convinta.

Invidiosi della maternità

Secondo la sua teoria, gli uomini, non potendo mettere al mondo i figli, avrebbero voluto appropriarsi e controllare questo misterioso potere delle donne.

Per legittimare questo diritto a disporre di loro e della loro fecondità, si sarebbero attribuiti il ruolo di protagonista nella procreazione. E così hanno diffuso l’idea, in voga in Europa fino all’Ottocento, che se le donne fanno figli è solo grazie al seme maschile; le madri sarebbero solo un ricettacolo passivo. Ma la genetica, e la scoperta del meccanismo della riproduzione, ha distrutto questo baluardo al potere maschile.

PERCHE’ ACCETTANO?

Proviamo a esaminare il problema da un’altra prospettiva.

Perché le donne accettano un sistema che non da loro tutte le possibilità? «Perché in sostanza», spiega Françoise Héritier, «sono oppresse, prive di educazione e tagliate fuori dal mondo. E senza libertà di agire e di pensare interiorizzano fin dall’infanzia un’immagine del mondo in cui l’uomo è sovrano.

Ma secondo lo psicologo americano David Buss se le donne possono dirsi vittime di qualcosa è dei loro desideri.

Loro stesse rafforzano il potere degli uomini

Un’inchiesta realizzata su più di 10 mila persone in una trentina di Paesi nel mondo ha dimostrato che in generale gli uomini cercano una compagna di bell’aspetto e più giovane di loro, mentre le donne sono maggiormente attratte da uomini ricchi e ambiziosi.

Guidate dal loro istinto, oggi come un tempo, le donne avrebbero un debole per gli uomini facoltosi, in grado di provvedere alla sopravvivenza loro e dei loro figli.

E cosi accetterebbero (e addirittura rafforzerebbero) il potere degli uomini, valorizzando solo il più forte tra questi. Ciò che è peggio, alleverebbero i loro figli con lo stesso desiderio di potere.

E’ POSSIBILE CAMBIARE LA SITUAZIONE

Tra le tante teorie sulle origini del potere maschile, nessuna finora si è imposta. Qualunque siano le cause dell’ineguaglianza tra i due sessi, una cosa è certa società cambia, in particolare nei paesi industrializzati. I ruoli uomo-donna non sono più così rigidi. Il “gentil sesso” non è più relegato alla condizione di madre e massaia e ai papà premurosi, dedicano tempo ai loro figli, niviene più affibbiato il dispregiativo di ‘femminuccia”. Anzi, secondo alcuni studiosi, saremmo a una svolta storica della nostra evoluzione.

Cambiare la mentalità

Nel mondo moderno, ciò che conta non è fare il maggior numero di figli, sperando che qualcuno di questi sopravviva, dar loro la migliore educazione possibile. Ciò presuppone avere pochi discendenti, ma con molte risorse per mantenerli. In questo stato di cose, gli uomini trarrebbero più vantaggi dall’uguaglianza tra i sessi: sposare una donna che ha studiato e che può contribuire all’economia domestica, si rivelerebbe la strategia vincente. L’esclusivo dominio maschile è sul punto di vacillare? Non ancora, ma potrebbe accadere almeno nella piccola e felice isola occidentale. Se l’ipotesi è giusta, la lotta delle donne, che reclamano un pari diritto di accesso a tutti i mestieri e alle responsabilità politiche, non sarebbe più un’utopìa. Tuttavia, la battaglia più difficile da vincere è proprio cambiare la mentalità delle donne stesse ancora attaccate all’immagine ideale della moglie e madre di famiglia.

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