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L’opposizione presenta norme che sono state totalmente respinte Passa solo la bomboletta

Anna Finocchiaro: «È gravissimo. Per loro la tutela di donne e bambini è un fatto privato»

La sicurezza delle donne per la destra non conta

Ieri la maggioranza, durante la discussione sul ddl sulla sicurezza ha respinto tutti gli emendamenti presentati dal Pd sullo stalking. Mantovano ha spiegato che è meglio aspettare il testo Carfagna.

La violenza contro donne e minori non è questione di sicurezza nazionale. Non per la maggioranza, non per il governo. Sono stati respinti tutti gli emendamenti agli articoli 1 e 2 presentati dal Pd contro lo stalking (l’atto di perseguitare, in inglese) e i reati ai danni di donne e minori.

Malgrado l’aumento del numero di donne uccise per mano di ex o attuali mariti, conviventi, corteggiatori. Ogni giorno ne leggete nelle cronache: per numero di vittime l’equivalente di un campo di battaglia. Respinti ieri anche gli emendamenti che perseguivano l’adescamento di minori via Internet: un altro tema non ritenuto urgente. Si può aspettare l’esame del testo presentato dalla ministra Mara Carfagna, ora alla Camera: cose ha detto il sottosegretario Antonio Mantovano. «La Camera si sta già occupando del ddl Carfagna, è scorretto che un ramo del Parlamento affronti un tema che ancora deve essere approfondito dall’altro». Ogni Camera ha un suo ordine del giorno, va rispettato. C’è tempo.

Sono anni di attesa, ogni giorno nuove vittime, ma non è urgente.

SPRAY AL PEPERONCINO

Gianni Alemanno sulla violenza (il rischio, il pericolo, le donne aggredite, la paura) aveva costruito la sua campagna elettorale per il Campidoglio. Adesso l’emergenza sembra essere scomparsa, svanita. Le donne, mentre aspettano che il Parlamento voti una legge contro lo stalking, possono difendersi con le bombolette di spray al peperoncino. Non è uno scherzo: è la misura approvata dalla maggioranza, con forte sollecitazione del governo. L’emendamento lo ha presentato la senatrice Cinzia Bonfrisco. Oggi l’uso delle bombolerte può essere perseguito perché alcune sentenza le hanno definite armi da guerra, altre armi al pari dei fucili, altre ancora armi di difesa personale. Da ieri la maggioranza ha chiarito una volta per tutte che sono lecite, purché non contengano agenti chimici dannosi per la salute.

L’approvazione dell’emendamento Bonfrisco ha dedicato proprio «alla signora Reggiani. Se avesse avuto lo spray al peperoncino nella borsetta forse non sarebbe andata così».

UN FATTO PRIVATO

«E’ gravissimo – commenta Anna Finocchiaro, capogruppo Pd – che siano state respinte tutte le norme che avevamo proposto e che riguardano il contrasto alla violenza sulle donne e sui bambini si trattava di un progetto organico: il testo presentato dalla Carfagna riproduce integralmente il testo che noi avevamo presentato qui in Senato. E’ come se al fondo ci fosse l’idea che la violenza sulle donne e sui bambini, soprattutto quando maturi ad opera di mariti, conviventi, padri, non sia proprio un fenomeno da sicurezza pubblica, della nazione, ma in qualche modo ancora un fatto privato».

«È chiaro che per il governo la sicurezza sulle donne non é una priorità», aggiunge la senatrice Vittoria Franco.

Marilena Adamo ricorda: «Per la terza volta si respingono i nostri emendamenti, tratti dai due testi di legge presentati dall’inizio della legistatura». Soltanto 5 senatrici Pdl hanno votato si.

 

Gli emendamenti presentati dall’opposizione, prime firmatarie Della Monica Franco, introducevano modifiche al 621 dal codice penale e di procedura penale in materia di atti persecutori punendo gli autori – dietro querela della persona offesa – con reclusione da sei mesi a quattro anni; un aumento della pena per reati commessi da coniuge divorziato, separato anche non legalmente o da persona con cui c’è stato un legame affettivo. Pena aumentata della metà – e iniziativa d’ufficio – se la vittima è un minore o ha subito minacce gravi.

Divieto di avvicinamento alla vittima da parte dell’imputato. Incidente probatorio par la testimonianza del minore; misure volte alla tutela della vittima di delitti a stondo sessuale.

 

di Maria Zegarelli

 

Intervista a Giuliano Amato

«È un’emergenza ancora più grave di quella mafiosa»

L’ex ministro dell’Interno: Basta con la cultura del «lasciamo correre», ma i giudici dovrebbero essere più pronti a capire il timore di denunciare

Giuliano Amato, da ministro dell’intemo, stupì il mondo politico con una dichiarazione bomba: ogni anno in Italia 1.2 milioni di donne sono vittime di violenze: cifra che risultava elaborando il numero delle violenze denunciate ed il fatto che solo il 6% delle nazione denuncia, anche perché quasi sempre i fatti avvengono nell’ambito familiare.

Parche le violenze contro le donne sono in continuo aumento?

«Ho detto più di una volta che nell’ambito dei delitti gravi quelli contro le donne sono più preoccupanti di quelli commessi dalla criminalità organizzata. Le ragioni non sono chiare. Possiamo solo fare alcune ipotesi. Forse oggi c’é una reazione del maschio contro la parità uomo-donna. Prima si sentiva unico padrone in seno alla famiglia, ora deve fare i conti con un essere umano paritario di sesso femminile».

Pensa che l’aumento del fenomeno faccia parte di un generale aumento di aggressività che si riscontra in altri settori detta vita, dal bullismo alla prepotenza stradale?

«In una società in cui si sono allentati i vincoli sociali si assiste alla crescita dell’homo homini lupus. E se si allentano le regole sono sempre i più deboli, quindi Ie donne, a rimetterci».

D’atronde oggi in Italia il modello vincente è quello di un uomo che non ama le regole…

«Questo non basta a spiegare tutto. La nostra è una società in cui l’assorbimento dei valori collettivi e del rispetto dell’altro è sempre stato diffìcile. In un paese di debole sentimento nazionale l’azione delle comunità intermedie – i partiti, la scuola, la famiglia – costituiva un antidoto alla violenza. Poi è avvenuto un cedimento delle comunità intermedie: i partiti, come scuola di educazione civica, hanno cessato di esistere, la scuola ha svolto egregiamente la sua funzione formativa finché è stata una scuola di elitè. Poi, con gli anni sessanta e i grandi numeri della scolarizzazione di massa, la scuola non ha retto. E si è trovata di fronte a famiglie povere, o distratte dai bisogni della vita. La famiglia stessa è diventata un problema. E non è neppure giusto addossare alla scuola troppe responsabilità. Spesso le classi sono affidate a giovani professoresse precarie, costrette a correre da una scuola all’altra per fare punteggio. Cè un ottundimento dei valori tra i ragazzi: filmare con i cellulari le botte ai più deboli dimostra la drammatica solitudine».

Ma esistono antidoti a questa violenza diffusa, in particolare alle violenze contro le donne?

«Non basta predicare l’amore per l’altro, è necessario indurre la paura delle conseguenze. In Italia lo Stato ha da sempre scelto di limitare il proprio intervento nell’ambito famigliare. Si dice che spesso, forse soprattutto in passato, davanti alle denunce delle mogli picchiate, il pubblico ufficiale assumeva un ruolo paterno piuttosto che quello di tutore della legge. Ma il “lasciamo correre” non va sempre bene: in certi casi è necessario intervenire e ci deve essere iirfìessibilità da parte dell’apparato sanzionatorio».

Quale consiglio può dare alle donne oggi?

«È necessario privare il maschio della convinzione di avere davanti una creatura debole. Una “lei” che non protesta può apparire consenziente e i giudici dovrebbero essere attrezzati a capire certi silenzi».

Cosa pensa di quello che è accaduto ieri al Senato?

«Spero che sia raccolta la sfida alla Camera».

 

di Elena Doni

 

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