Beatrice: il PM chiede trent’anni

Beatrice: il PM chiede trent’anni

 

Fu premeditato o no? Il 14 la decisione

Ma quando quel maledetto 13 dicembre del 2012 Massimo Parlanti si presentò nell’abitazione che per tanti anni aveva condiviso con la moglie Beatrice, lo fece con l’intenzione di ucciderla? Oppure quel delitto fu solo il frutto di un raptus di follia, di una lite degenerata? È essenzialmente su questo punto che pare giocarsi il destino giudiziario dell’ex marito,.44 anni, reo confesso dell’omicidio. La decisione del giudice Alessandro Buzzegoli è attesa per giovedì quando, al tribunale di Pistoia si terrà la terza (e presumibilmente ultima) udienza del processo con rito abbreviato.

Il fatto. Beatrice Ballerini, 42 anni, impiegata di banca a Prato, viene trovata senza vita la sera del 13 dicembre 2012 nell’abitazione di Nievole (dove aveva vissuto con il marito Massimo Parlanti prima della separazione. Da quando la storia era finita lei, dopo un periodo passato proprio in quella casa, era tornata a vivere con i genitori e i figli (di 7 e 10 anni) a Campi Bisenzio, mentre lui si era spostato a casa della nuova compagna a Buggiano. I sospetti si concentrarono proprio sul marito, l’ultimo a vederla viva. I due si erano dati appuntamento (da chi era partita la richiesta dell’incontro è uno dei nodi su cui molto si è discusso nel processo) nella casa di Nievole, dove l’uomo doveva prendere un fax e una stampante. Parlanti sosteneva di averla lasciata viva quando era uscito dalla casa per quando era uscito dalla casa per andare a prendere i bambini a scuola, a Campi. Ma tanti indizi, e la prova regina (lembi di pelle col Dna dell’assassino erano sotto le unghie della donna) portarono l’uomo a confessare dopo pochi giorni.

L’udienza. Ieri, in tribunale, c’era l’intera famiglia di Beatrice (il fratello Lorenzo con la moglie, i genitori Giancarlo e Vanna, il nuovo compagno Paolo Tognozzi e gli zii), insieme ai legali Filippo Viggiano, Beatrice Bonini e Sibilla Santoni. Il marito Masimo Parlanti (assistito dagli avvocati Enrico Zurli e Luca Bisori) è arrivato accompagnato dagli agenti della penitenziaria.

L’accusa. Il Pm Claudio Curreli (che poi chiederà una condanna a 30 anni) e la parte civile Viggiano hanno insistito sulla premeditazione. Lo hanno fatto evidenziando la freddezza dell’uomo dopo l’omicidio, il quale, ben lungi dall’essere sconvolto come ci si aspetterebbe, ha mandato un sms alla sua compagna e ha cercato di simulare un furto. Poi ha anche cercato di convincere il figlio a dire che era stato lui a fargli quei graffi in viso. Quindi l’accusa ha evidenziato come il delitto si sia articolato su una fase cosi prolungata insolita per un raptus momentaneo. Infine il particolare dell’abito (sempre negato da Parlanti): sui suoi vestiti non sono state trovate tracce di sangue come ci si sarebbe potuto aspettare, come se si fosse preoccupato anche di cambiarsi.

La difesa. Solo un momento di follia invece per i legali di Parlanti, la cui arringa è andata avanti per 3 ore. Per loro l’uomo avrebbe avuto molte occasioni per uccidere l’ex moglie, senza aspettare un incontro di cui sapevano tutti. E, per questa lettura, anche la modalità del delitto, con un’aggressione frontale (quindi senza fattore sorpresa) è significativa. Quanto al comportamento successivo sarebbe stato talmente maldestro da dimostrare proprio Io stato di confusione dell’omicida.

La sentenza. Tanti gli elementi di cui il giudice dovrà tener conto, al punto che lo stesso Buzzegoli ha deciso di rinviare l’udienza a giovedì 14, quanto presumibilmente si arriverà a sentenza.

 

 

di Luigi Spinosi

 

Dalla piazza un appello

Basta violenza sulle donne

PISTOIA Un quadro con la foto di Beatrice, in bella evidenza all’ingresso, poi gli striscioni, i cartelli con le scritte (“La violenza non è il nostro destino”, “Per ogni donna uccisa e offesa siamo tutti parte lesa”) e decine e decine di persone, soprattutto donne. Un’ora prima del via all’udienza del processo per l’omicidio di Beatrice Ballerini davanti al tribunale di Pistoia si è svolta la manifestazione, organizzata dal centro antiviolenza Libere Tutte e Rete 13 Febbraio per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sul dramma del femminicidio, sulle donne vittime di violenza spesso consumata proprio tra le mura domestiche.

Un modo per far sì che la tragedia che ha travolto Beatrice non sia stata una tragedia inutile, ma anche un modo, come hanno detto gli organizzatori dell’iniziativa, per far testimoniare la vicinanza a chi più di tutti ha sofferto per questo assassinio: «La nostra – ha spiegato Mirella Bresci, della Rete 13 febbraio di Pistoia – vuole essere innanzitutto una manifestazione di solidarietà nei confronti della famiglia di Beatrice. Abbiamo fatto altre volte manifestazioni contro il femminicidio perché riteniamo debbano essere coinvolte il maggior numero possibile di persone per far capire a tutti la gravità dell’emergenza».

Un messaggio che è stato raccolto dai familiari della donna: «Vedere così tante persone che ci sostengono – ha detto Lorenzo Ballerini, fratello della vittima – ci dà un po’ più di speranza». A portare il suo saluto e la sua solidarietà ai parenti Beatrice è arrivata anche Daniela Bolliti, vicesindaco di Pistoia, e anche Pippo Baudo, in tribunale per la discutere la causa con l’ex sindaco di Montecatini Severi, una volta uscito dal tribunale (dove non si è risparmiato al saluto e alle foto dei passanti), si è fermato a chiedere informazioni sulla manifestazione, mostrandosi solidale con gli organizzatori e con il messaggio che volevano lanciare.

 

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