Violenza nascosta tra le mura di casa

Violenza nascosta tra le mura di casa

 

L’80% delle vittime sono italiane con un buon livello di scolarizzazione

La violenza nascosta fra le mura di casa

Circa 850 donne si rivolgono ogni anno ai centri specializzati

FIRENZE – Violenza sulle donne, violenza che assume forme subdolamente psicologiche, dalle minacce, all’atmosfera di paura e “rischio” a cui una donna è costretta a sottostare, fino alle forme più cruente di repressione fisica, fino allo stupro, o all’omicidio. Una piaga che, secondo i dati presentati dai 10 Centri antiviolenza presenti in Toscana, mostra una caratteristica allarmante: in massima parte la violenza viene consumata fra le mura domestiche. Queste alcune delle tematiche presentate e discusse ieri, in occasione della giornata mondiale contro la violenza alle donne, dalle rappresentanti dei vari centri antiviolenza toscani, con il contributo di Claudio Martini, presidente della regione Toscana, di alcune consigliere regionali, dell’assessore comunale Daniela Lastri e di Marzia Mondarti, assessore provinciale.

“In Toscana – spiega Niccoletta Livi Sacci, portavoce del centro fiorentino Artemisia – sono 850 le richieste di aiuto che pervengono ai centri ogni anno. Di queste, l’80% sono di donne italiane, anche se il numero delle straniere è in aumento, e arriva al 15% circa. Circa il 67% delle donne che si rivolgono al centro sono donne occupate e con buona scolarizzazione. Per la maggior parte di loro, la violenza avviene fra le mura domestiche, in presenza dei figli”.

Una tutela, quella attuata dai centri, che aiuta la donna ad uscire dalla situazione di disagio e pericolo in cui spesso si trova, allontanandola dal partner, cui quasi sempre sono da ascriversi le violenze, ospitandola in case-rifugio segrete, aiutandola a reinserirsi nel lavoro.

“Un percorso seriamente messo in crisi dalla legge sull’affidamento condiviso – commenta Vanna Del Buono, legale di Artemisia – che riconduce a rischio situazioni che possono essere risolte solo con l’allontanamento del partner”. Sottolinea l’impegno della Regione Claudio Martini, che ricorda la mozione approvata dal consiglio regionale del 22 novembre sul tema: “Un passo avanti, che contiene l’affermazione di un principio di grandissimo rilievo politicoprogrammatico. I servizi di questo tipo rientrano, con la mozione approvata, nella categoria di quelli

obbligatori. Un impegno che è giusto che la Regione si assuma”.

 

di Stefania Valbonesi

 

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